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Chiesa Purificazione della Beata Vergine Maria


Descrizione

La Chiesa Madre di Candela è dedicata alla Purificazione della Beata Vergine Maria FOTO 1. La chiesa ha tre navate di grandezze diverse, costruite in epoche diverse, man mano che le esigenze di accoglienza e di culto aumentavano con il crescere della popolazione. Edificata alla fine del 1400 ma nel corso dei secoli ha subito varie trasformazioni. La Chiesa con molta probabilità nasce sui resti di una chiesa più antica, distrutta dal terremoto del 1456 e dagli eventi bellici del 1462. A testimonianza di ciò un’epigrafe datata 14 Febbraio 1151, visibile sulla facciata laterale di sinistra, rimanda probabilmente all'antica chiesa costruita in età normanna. FOTO 2

La facciata corrispondente alla navata centrale presenta un bel portale classicheggiante risalente al 1601 commissionato dal vescovo Mons. Ferdinando D’Avila (di cui riporta lo stemma episcopale). L’opera presenta sui due basamenti i bassorilievi dei Santi Pietro e Paolo da cui partono due colonne ioniche che sorreggono un architrave con l’iscrizione ''Costruita nell'anno 1601 sotto l'episcopato del Frate Cappuccino Monsignor Ferdinando D'Avila'' e sopra un timpano con la scultura della Vergine. FOTO 3

Sul lato destro della chiesa, il campanile, costruito con conci di pietra ben squadrati, ha tre livelli, di cui il più alto, con ampie aperture sui quattro lati, accoglie la cella campanaria. La struttura, che nel 1603 ''minacciava gran ruina'' fu rifatta totalmente nel 1627. Sappiamo inoltre che la torre campanaria aveva una cupola ottagonale, crollata per un terremoto verso la metà dell'Ottocento, sostituita successivamente da un vano con orologio. FOTO 4

Verso la metà dell'Ottocento, la chiesa ha subito molte trasformazioni che hanno parzialmente modificato l'aspetto dell'edificio cinquecentesco.

La volta della navata principale aveva una copertura a cassettone di legno e recava al centro una grande tela, che raffigurava ''La Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme”, copia da un originale attribuito ad un allievo di Francesco Raibolini, detto il Francia (XVII sec.). La tela è andata perduta, ma l'affresco che abbiamo oggi, eseguito dal pittore Antonio La Piccirella nel 1891, è una fedele riproduzione di quell'opera. FOTO 5

Prima del 1980 era presente un altare maggiore, commissionato dal Capitolo a Vincenzo Cartolano di Napoli, che fu realizzato alla fine del Settecento per una spesa di 800 ducati. Misurava m.4,80 x 2,70 x 1,15 ed era caratterizzato da marmi di vari colori resi ad intaglio o intarsiati.

Negli anni Quaranta del Novecento l’altare subì una sopraelevazione per l'aggiunta di un'edicola che doveva accogliere la nuova statua della Madonna della Purificazione. Dopo il terremoto del 1980, in seguito ai lavori di restauro dell'edificio, l'altare, che non dava visibilità al coro ligneo, non fu più ripristinato. Di esso ci restano il paliotto e le volute dei capi altare, riutilizzati rispettivamente per la mensa e per il leggio. Anche le balaustre di marmo, settecentesche, che delimitavano l'area presbiterale, non sono state più rimontate.

In fondo alla navata centrale, nella zona absidale, si può ammirare il coro ligneo. FOTO 9. Il coro, realizzato con legno di noce, misura 15 metri, si sviluppa su tre lati con sette sedili per ogni lato. Il primo, l'ultimo e quello centrale presentano un baldacchino. Gli stalli hanno un alto schienale, braccioli con teste di chimere e volute, inoltre sono divisi da colonnine di stile ionico. A chiusura, una cornice retta da mensole con elementi antropomorfi resi ad intaglio. In corrispondenza della parte centrale, al di sopra dei sedili, il coro è impreziosito da un ricco pannello, formato da riquadri con cornici modanate, divisi da cariatidi, che scandiscono il ritmo di tutta la composizione. Nel quadro centrale è rappresentata la Vergine col bambino, nei quadri laterali nicchie con vasi di fiori e figure di angeli inginocchiati rivolti verso la Vergine. Al di sopra il pannello presenta una decorazione a nastro con teste di cherubini ad ali spiegate, alternate a medaglioni. Una ricca cornice sporgente, sorretta da mensole con foglie d'acanto, chiude in alto lo spazio del coro. I sedili sono muniti di inginocchiatoi che, quasi senza soluzione di continuità, si sviluppano su tutti e tre i lati. Completa l'opera un leggio alto m. 1,50 staccato dalla struttura, ma parte integrante di essa. FOTO 10

Il coro ligneo della chiesa madre di Candela è stato realizzato verso la fine del Cinquecento in seguito ad importanti lavori di rinnovamento della eseguiti anche il portale rinascimentale, il fonte battesimale, le due acquasantiere e un lavabo in pietra del 1601. Purtroppo non si conosce l'autore dell’opera, ma il manufatto, pregevole per l'eleganza delle linee e dell'intaglio è da considerare un "unicum" in tutta la provincia di Foggia.

Nella cantoria sopra il coro alloggiava un organo del 1596, sostituito nel '700 da un nuovo manufatto impreziosito da grandi volute dorate. Visibile ancora in alcune foto dei primi anni del Novecento, di quest'organo non si ha più notizia, pertanto l'opera è da considerare irrimediabilmente perduta.

La chiesa madre era dotata anche di un pulpito ligneo del 1784, fatto costruire dal sindaco Luca Mitola, sostituito nel '900 da un nuovo manufatto, rivestito con marmi policromi. Dopo il 1980 il pulpito non è stato più rimontato, però il medaglione di marmo bianco, in cui è raffigurata la Vergine Maria, è stato riutilizzato per decorare il leggio mentre il ricco capitello è stato riutilizzato per la colonna su cui poggia la statua della Madonna della Purificazione.

Nella Cappella del S.S.mo è possibile ammirare l’antica statua della Candelora. Da una scheda della Soprintendenza redatta nel 1981 si evince che la scultura, di autore ignoto, realizzata tra il XIII e il XIV sec, è alta cm 1.18 x 0.23 x 0.33 e rappresenta la Madonna nell’atto di mostrare il Bambino che regge sul braccio sinistro. La parte inferiore della statua presenta un panneggio recante segni superstiti di originale pittura rossa e blu e sul busto liscio si imposta una testa dipinta con tracce di pittura rossa sul velo. Ci sono somiglianze con statue del XIII - XIV secolo presenti in area umbro - marchigiana e umbro - abruzzese. Se si pensa ai flussi migratori legati al fenomeno della transumanza, non è vago ipotizzare contatti e assimilazioni di modelli iconografici maturati in un’area stilistica ben precisa ed evidenti in tutta una serie di sculture di autori diversi ma simili tra loro e databili tutte tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300. Va ricordato che l’antica icona veniva venerata come Protettrice della città sotto il titolo di “Santa Maria di Candela”. Nelle relazioni delle Visite Pastorali del XVIII secolo è citato l’altare dove veniva custodita l’antica Statua. Questo si trovava nella navata di sinistra. FOTO 13

Nel 1945 venne sostituita da una nuova immagine della Madonna della Candelora donata dal Cav. Alfonso Porreca. FOTO 14 La statua presenta un velo color nocciola chiaro, da cui affiora il delicato viso, nobilitato da una corona. La Madonna regge con il braccio sinistro il Bambino, mentre reca nella mano destra la candela, simbolo della purificazione.

Nella navata laterale destra, in corrispondenza della prima campata, che coincide con il primo livello della torre campanaria, si trova il Fonte Battesimale FOTO 15. Il manufatto risale al 1590 ed è alto 2,5 m. e presenta un pilastro in pietra ottagonale e bombato. La custodia in legno ha la forma di un tempietto rinascimentale con cupola e si sviluppa su tre livelli. Nella fascia superiore ci sono gli Evangelisti, al centro scene ispirate al Battesimo di Gesù e una immagine della Madonna della Purificazione mentre nel livello inferiore sono rappresentati i Padri della Chiesa d'Oriente e d'Occidente. Dove oggi sorge il fonte anticamente nasceva la Cappella della Madonna del Rosario e la statua veniva conservata nella nicchia settecentesca che si trova dietro il battistero. Questa era la Cappella della famiglia IAMBRENGHI dove vi si seppellivano i morti della famiglia e dove vi fu seppellito anche Francesco d’Andrea (noto giurista del Meridione che morì a casa Iambrenghi). Dopo l’editto in cui veniva vietato seppellire i morti in chiesa, la statua fu portata a casa della famiglia, dove ancora oggi viene conservata. Per coprire la nicchia fu commissionata una tela ad Alfonso Metallo nel 1944 rappresentante il “Battesimo di Gesù”. FOTO 16

Nella navata laterale destra troviamo due nicchie che ospitano rispettivamente una statua di San Francesco d'Assisi ed una di Santa Rita da Cascia.

Sopra la porta, che mette in comunicazione la navata con il campanile, è possibile ammirare il quadro della ''Madonna del Buon Consiglio''. Il dipinto, tempera su tela del XVIII secolo, è di buona fattura e ritrae la Vergine mentre, con espressione di dolcezza, stringe tra le braccia il Bambino Gesù. FOTO 18

Sulla parete di fondo si trova l'altare dedicato a San Giovanni Leonardi. FOTO 19 Questo manufatto, originariamente destinato alla Chiesa del Calvario di Foggia, fu commissionato dalla congrega di quella chiesa allo scultore foggiano Longino Petrini. Realizzato nel 1890, non fu mai ritirato, quindi venduto all'asta, fu acquistato dal sacerdote Don Angelo Irace per 1800 lire e donato alla Chiesa Madre di Candela. L'altare fu rimpicciolito e adattato alla parete. Sul bordo della mensa si legge la data della consacrazione XXI Novembre MCMV e il nome del Vescovo Angelo Struffolini. Sulla parete un rivestimento di marmi policromi incornicia la nicchia che ospita la statua di San Giovanni Leonardi. A chiusura un timpano spezzato con il monogramma dell'Ordine della Madre di Dio e la seguente iscrizione: “D.O.M. AC S. JOANNI LEONARDI FOND.ORD. MATRIS DEI DICATUM.” Una lapide commemorativa, ben visibile all'ingresso della chiesa, ricorda che i Padri di quest'Ordine hanno svolto il loro apostolato in Candela per sessant'anni, dal 1937 al 1997.

La navata laterale di sinistra, invece, ospita sei cappelle con altari.

Nella prima cappella, priva di altare, si trova una statua di San Pio da Pietrelcina realizzata dal laboratorio Ars Sacra di G. Stuflesser Ortisei (Bolzano). Un'iscrizione sulla base ci ricorda la data 26 maggio 2004 in cui la statua è stata collocata in chiesa. Il cancelletto in ottone e ferro che delimita la cappella proviene dalla balaustra dell'altare maggiore non più rimontata, infatti al centro del cancelletto è possibile notare l'effigie della Madonna della Purificazione. FOTO 20

La seconda cappella ospita un altare dedicato a San Giuseppe. Realizzato con marmi policromi alla fine dell'800, fu consacrato dal vescovo Angelo Struffolini il XXII giugno MCMX. Nella nicchia un simulacro del santo, della prima metà del XVIII secolo. FOTO 21

Nella terza cappella troviamo un altare dedicato a Sant'Emidio. La statua è stata collocata in quella nicchia dopo il terremoto del 1930, infatti il Santo, protettore nei terremoti, presenta ai piedi un plastico della chiesa di Candela. L'altare, costruito nel 1750, anticamente era dedicato alla B.V.M. della Purificazione e a San Sebastiano. Realizzato con marmo rosa, è impreziosito da lineari e lievi tarsie di marmi policromi. FOTO 22

Nella quarta cappella si trova l'altare del Santo Patrono Clemente I Papa. L'altare, di marmo rosa, è identico al precedente, dal quale si differenzia solo per la presenza dell'emblema della città al centro del paliotto. Ai piedi dell'altare si legge: ''UNIVERSITAS TERRAE CANDELAE TEMPORE SIDACATUS FRANCISCI JAMBRENGHI 1741''. Dello stesso periodo anche la statua del Santo che sostituisce l’antica statua a mezzo busto andata perduta. FOTO 23

La quinta cappella ospita un altare dedicato a Sant'Antonio da Padova. La statua che ora veneriamo è stata realizzata da G. Stuflesser di Ortisei ed ha sostituito quella più antica del '700, trasferita nella chiesa dell'Incoronata. Anche l'altare in marmo rosa (gemello dei precedenti della cappella terza e quarta), è stato trasferito nella stessa chiesa per far posto ad un nuovo altare realizzato nel XX secolo. FOTO 24

La sesta cappella è dedicata all'Addolorata e a Gesù Morto. Queste statue sono state realizzate nel Trentino dal laboratorio dei Stuflesser. Sulla base della statua della Madonna si legge “Dono dei coniugi Antonio e Beatrice Albertacci 1958”. L'altare reca alla base la data 21 gennaio 1944 e il nome del committente Rocco Flamia e Famiglia. Purtroppo anche in questo caso, la statua antica dell'Addolorata, del XVIII secolo, è stata spostata nella chiesa dell'Incoronata, per far posto al nuovo simulacro. FOTO 25

Al centro del pavimento della navata una lapide ricorda che le sepolture, chiuse per decreto del re Ferdinando I di Borbone nel 1817, furono poi autorizzate per i presbiteri di ''questa Terra di Candela'' da Ferdinando II nel 1857. FOTO 26

Sulla parete di fondo si trova la Cappella del Sacro Cuore nella quale è custodito il Santissimo Sacramento. Nel passato la gestione e la cura della cappella era affidata alla Congrega del Santissimo Sacramento. L'altare, di stile barocco, è ricco di tarsie e di intagli. Il paliotto ''a sarcofago'' presenta al centro una croce con cartiglio di marmo bianco caratterizzato da elementi curvilinei vegetali astratti e da una conchiglia. Ai lati del paliotto, pilastri con mensole ''a volute” sorreggono la mensa su cui si legge ''TEMPORE PRIORATI MAGNIFICI PETRI PAULI MESCIA A.D. 1793''. Al centro nicchia con la statua del Sacro Cuore.

Nella Cappella sono custodite anche due statue lignee di scuola napoletana del XVIII secolo che rappresentano gli apostoli Pietro e Paolo. FOTO 28

La Cappella presenta all’esterno, sopra la cancellata, un grande quadro che riproduce l’Ultima Cena del Da Vinci eseguita negli anni 30 da Alfonso Metallo.

Nel passaggio tra la chiesa e la sagrestia vi sono nove tele ad olio che rappresentano sacerdoti del Capitolo Candelese.

Su una parete della sagrestia si trova un Lavabo realizzato nel 1601 da Angelo Portanova e Pompilio Colucci. In origine si trovava in un ambiente di passaggio tra il presbiterio e la sagrestia. Il Lavabo riporta un’iscrizione la quale invita sia i consacrati che i laici a purificarsi le mani prima di accedere alle cerimonie religiose.

In sagrestia è possibile ammirare anche due tele del XVII secolo: “la Pietà” (commissionata per l’omonima cappella ora non più esistente da Porzia di Mattia nel 1638) FOTO 31 e “San Girolamo”.

La sagrestia ospita anche un ricco Archivio Storico che oltre a comprendere atti di nascita, battesimo, matrimonio e morte, documenta anche l’attività del Capitolo Candelese con una raccolta di pergamene del XVI - XVII secolo e di libri capitolari.



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